presentazione
10. Il cuoio come seconda pelle

 

Per costruire una maschera, utilizziamo vari materiali dalla carta pesta, al legno, al cuoio. Il cuoio a differenza di altri è l'unico che, in senso stretto prevede un'uccisione. Deve quindi attraversare un passaggio dal mondo animale al mondo inorganico, per poter rinascere nel senso che interessa al mascheraro. Attraversa quella dicotomia vita-morte-vita, che ne è stata la sua nascita e continua a pervadere la sua presenza nel mondo attuale. La maschera infatti anche all'occhio meno esperto ha un carattere evocativo e come tale costringe ad un riconoscimento. Ricordiamo che la maschera nasce da rituali antichi, dai riti di fertilità e di eliminazione del male . “In ogni festa di rinnovamento, il ciclo dei riti non può non incominciare con l'eliminazione del vecchio, o di tutto ciò che contamina perché morto o perché cattivo. I riti che si ispirano a questo principio sono ben noti a tutte le religioni. Un quadro di essi è stato magistralmente tracciato da Frazer nella VI parte ( editor maior ) del suo Ramo d'Oro , che porta il titolo The Scapegoat , il capro espiatorio. Poiché, in questo caso, nella mentalità primitiva e popolare opera l'idea che si può eliminare il male trasferendolo sopra un oggetto, sopra una bestia, sopra una persona umana e anzi in essa concentrando tutti i mali della comunità. Questo principio è ancora ben chiaro e operante, da noi, nelle feste di Capodanno ( lancio di stoviglie rotte ) e nelle feste carnevalesche col bruciamento o annegamento di Carnevale, per citare solo due fatti tra i più noti.(…) Ma è una morte liberatrice dei mali della comunità, e una morte condizione necessaria per cui possa sorgere una nuova vita, è una morte che assicura la fertilità, la prosperità. ( …) Or dunque, le maschere di carnevale sono esseri del mondo degli inferi, demoni o anime dei morti.” ( Toschi, 1963 ). La scelta del cuoio, per noi, ha quindi una precisa funzione di rimandi verso la tradizione e, nello stesso tempo, fa rientrare il mondo contemporaneo in contatto con un sentimento comune di autoespiazione. Il cuoio era un'animale , che, sacrificandosi, si reincarna in una maschera; la maschera in simbiosi con un corpo-attore risorgerà a nuova vita. Nuova perché dissimile completamente dalle due esistenze dei partecipanti a tale unione, e nuova in quanto incontro tra un simbolo, mai sopito della storia e dell'arte, e un'anima generosa, che con la sua esperienza quotidiana, reinterpreta tale simbolo nel mondo contemporaneo. In tal senso, si spingerà la ricerca dei tratti che derivano dalle imperfezioni del cuoio, che quasi sempre si andrà a riscontrare, in elementi che si valorizzeranno in quanto unicità del carattere e concordanti con lo spirito interpretativo e creativo di colui che indossa tale maschera. Ricordiamo infatti che le maschera partendo dal rito-spettacolo si sono modificate inserendosi in una moltitudine di settori: nel teatro come conseguenza diretta , nella musica come momento collettivo, nei dipinti quale momento di vita quotidiana in determinate fasi dell'anno. Il cuoio non è quindi una sola seconda pelle, ma infiniti modi di vedere un bisogno psicologico dell'uomo, il filo vita-morte e tradizione-innovazione.